7 ago 2017

Fumi, polvere e sorrisi

Talvolta, nello scrivere i post durante i nostri viaggi, fatico forse a trasmettere la vera essenza, la reale ragione che ci spinge ad affrontare delle situazioni apparentemente dure e difficili.
Non c'è desiderio di conquista, tantomeno autolesionismo, bensì il solo desiderio di conoscere, di vedere con i nostri occhi quel mondo che ci circonda.
Talvolta anzi spesso, mi scontro con sguardi attoniti o con frasi che avrebbero lo scopo di essere spiritose tipo " ma una crociera no ??".
Bene, partendo dal presupposto che rispetto chi va in crociera, dedico questo post a coloro che leggendolo chiuderanno gli occhi ed avranno, anche solo per un istante, la forza ed il coraggio di viaggiare con noi, di aprire i loro orizzonti ad un mondo che non è sempre cattivo, a coloro che avranno l'umiltà di pensare che anche in una baracca di fango o una tenda in mezzo alle montagne dell'Himalaya vi sono delle persone che hanno un cuore, un anima e che magari sono meglio di noi.
Nubra valley, ore 7 del mattino sulle montagne dell'Himalaya.
Mentre carico la moto, Gisella mi si avvicina e, senza volerlo,  risponde alla mia domanda della sera prima.
Appoggia la sua giacca impolverata sulla sella e mentre si sistema il casco mi sussurra il piano del giorno.
Percorreremo la Nubra valley a ritroso ma, al termine di essa proseguiremo dritto ed andremo a fare una passo che ci porterà verso la valle del Pangong lake.
Il Pangong è un lago a 4000 metri di altezza, le sue acque si dividono fra il Ladakh è la Cina, tant'è che potremo percorrerne la strada attorno solo in parte in quanto i confini cinesi ci bloccheranno.
Guardo Gisella e scopro nei suoi occhi un grande desiderio nel raggiungere quelle acque.
Me ne aveva parlato ancor prima della partenza e credo che sarebbe un regalo riuscire a portarla in quei luoghi remoti.
Avvio la moto, Gisella sale ed insieme ripercorriamo la strada del fondo valle.
Ad un tratto incrociamo le tracce lasciate il giorno prima dai nostri pneumatici scendendo dal Khardung La, ma noi proseguiamo dritti verso una pista sconosciuta.
Percorriamo qualche km, non c'è presenza di camion militari e questo mi esalta, mi fa sentire felice.
Ad un tratto alcuni massi in terra paiono ostruire il passaggio, ma le ruote di Himma riescono ad evitarli e proseguiamo.
Da lì a poco vedo un uomo in mezzo alla strada, il volto ha colore del bronzo acceso, pare bruciare solo al tatto.
Mi fa segno di fermarci, io rallento nonostante la velocità fosse comunque bassissima a causa dello sterrato molto sconnesso.
L'uomo mi dice che devo tornare indietro, la strada è chiusa a causa dell'esondazione del fiume che percorre la valle prima dell'inizio del passo.
Siamo bloccati.
Ci troviamo a 4000 metri, dietro di noi la Nubra valley che muore nel luogo dove avevamo passato la notte è da dove eravamo partiti qualche ora prima.
Davanti a noi l'uomo di bronzo e l'acqua del fiume che ha inondato la valle.
L'unica via di uscita resta ripercorrere il Khardung La, risalire a 5322 metri, riconquistare quelle salite, risorpassare quei camion e poi... ? 
E poi ridiscendere a Leh, da dove una seconda strada malconcia potrebbe forse permetterci di raggiungere il Pangong.
Questo però significa 300 km contro i 90.
Questo significa stravolgere i piani.
Ma questo significa andare dove il desiderio di Gisella le aveva fatto nascere un sorriso.
Per questo non esitiamo, ruoto la moto di 180 gradi, ripercorriamo a ritroso la strada sino alla salita del passo più alto al mondo, prendiamo fiato e iniziamo a salire.
Eravamo partiti dall'Italia per raggiungere e superare questo passo una volta !
Eravamo decisi a farlo,pur sapendo che sarebbe stato difficile.
Ora siamo costretti a farlo come quando a casa mia, la strada principale è chiusa per lavori, ed io devo allungare di un km per raggiungere l'ufficio.
Le ruote iniziano a girare, il motore di Himma annaspa sulla salita del The King of pass, io appeso al manubrio cerco di guidare ma nel contempo di sorreggermi.
Infine Gisella che pizzicata fra me ed i bagagli dietro alla sua schiena si appende a tutto ciò che può per evitare di essere sbalzata fuori. 
La sella di Himma è piccolina e Gisella si trova spesso involontariamente seduta sui bagagli a causa dei sobbalzi causati dal terreno fortemente accidentato.
I camion dei militari sembrano non finire mai.
Dagli scarichi escono cilindri di fumo vomitati fuori ad ogni accelerata.
La polvere ed i fumi quasi ci impediscono di vedere cosa ci sia davanti a noi.
Il fiato scarseggia ma non possiamo mollare, non possiamo fermarci.
Non ci sono luoghi di sosta ed inoltre le pietre delle montagne paiono essere prossime a lasciarsi andare.
La stessa strada del giorno prima, gli stessi sassi, le stesse buche e gli stessi strapiombi, oggi mi paiono meno amici a causa del fatto che mi trovo costretto a ripercorrerla non per scelta.
Quegli infiniti 50 km di salita al passo paiono essere dieci volte di più.
Raggiungiamo la sommità del passo e questa volta, come sempre facciamo a meno che non sia la prima volta, lo superiamo senza fermarci.
Scendiamo a valle, giusto il tempo per un caffè in un bar malandato di un chef point militare ed un sigaro a quota di 4000 metri e filiamo via lisci fino a Leh.
Tanta fatica e siamo dove eravamo il giorno prima.
Faccio benzina avendo cura di riempire anche le taniche di scorta ormai svuotate.
Non posso scordarmi di rifornire di carburante Himma, non troveremo più nulla per 350 km.
Siamo già molto stanchi, ma è come se la tappa di oggi stesse iniziando solo ora.
Ci spostiamo a sud di circa 30 km dove una seconda " strada" parte per raggiungere il Pangong lake.
Non mi aspetto nulla di buono, ma Gisella mi incoraggia dicendo " dai, magari la strada è asfaltata"...
Apprezzo il suo incoraggiamento ma la realtà si mostra sin da subito differente.
La strada si inerpica poco a poco. Un rudimentale cartello ci indica che al Pangong Lake mancano a quel punto 140 km.
La velocità è bassissima ma almeno sono scomparsi i camion militari che nel frattempo avevano dipinto sul nostro volto i segni del Khardung La come i segni dei Marines dopo un combattimento.
Se aver superato il passo più alto al mondo può sembrare un qualcosa di importante, non meno deve esserlo raggiungere e superare il Chang La, ovvero il passo che ci darà diritto di raggiungere il lago dei sogni di Gisella.
Questo passo infatti è si più basso del Khardung La......ma solo di 10 metri....
Un sali e scendi sopra i 5000 come se fossimo sulle giostre di una luna park naturale.
Un insieme di sentimenti e di paure miste a dubbi sulla capacità di Himma di farcela.
Resta però l'incoraggiamento di Gisella sul quale anche lei a breve deve ricredersi, iniziano i guadi.
Prima uno, poi un secondo e così via per un totale di più di dieci.
Il pomeriggio ormai è al termine e le alte temperature hanno fatto si che il livello dell'acqua aumentasse.
Ci immergiamo sino alla sella, Himma ci tira fuori con coraggio ma pare una cucciola che non ha forza.
Il sole tramonta in fretta dietro alle cime altissime che ci circondano ed il fresco del pomeriggio inizia a trasformarsi in freddo.
Il Chang La è davanti a noi, un ghiacciaio imponente pare quasi proteggerci ma nel contempo spaventa per il suo essere così vicino.
Scendiamo e chiedo ad Himma di mettercela tutta, così farò anche io.
La stanchezza e forse le continue variazioni altimetriche si stanno facendo sentire.
Scendiamo a valle, raggiungiamo il check point di ingresso alla valle che porta al lago ed al confine con la Cina.
Da subito ci fanno capire che non vogliono farci passare e la cosa ci spaventa.
Poi comprendiamo che, purtroppo, tutto il mondo è paese e con 200 rupie apriamo i cancelli.....
Altri guadi, altra acqua ed alla fine scorgiamo le montagne riflettersi nello specchio d'acqua del sogno di Gisella.
Accelero, chiedo ad Himma un ultimo sforzo e finalmente siamo sulla riva.
L'acqua è di mille colori, le montagne paiono doppie grazie al loro riflesso su quello specchio di natura.
Raggiungiamo infine un campo tendato, siamo soli.
Il proprietario ci offre da dormire con cena inclusa per totale di 2500 rupie.
La tenda si affaccia al lago, un vento violento la gonfia come fosse la vela di una barca.
Il letto è rudimentale ma per noi sarà il più bello. Quando arrivi in luoghi come questo, comprendi quanto sciocco è scontato sia il nostro modo di vivere quotidiano.
Scopri che se per noi, non avere l'acqua calda è un dramma, per altri è la normalità è quasi ti senti a disagio nell'averglielo fatto notare.
Scopri come una rudimentale gomma in una altrettanto rudimentale tenda sferzata dal vento sarà dove farai la doccia.
Scopri che, nonostante questo dia effetti non desiderati sulla virilità maschile, fare una doccia gelata a 4000 metri ti mette fame e ti toglie la stanchezza.
Quindi, visto che la fame c'è si va a cena.
Il riso, il Dal ovvero una zuppa di ceci piccante ed un po di pane tandori ti ridanno la carica.
E poi viene la notte.
Quel letto che pare essere un tavolaccio con sopra solo un tappeto, il cuscino che pare aver vissuto più lui del sottoscritto, il vento che scuote la tenda e si infila in ogni dove ed infine i cani la fuori che, facendo il loro dovere, abbaiano ogni qualvolta un animale tenti di avvicinarsi alle tende.
Bene......
Se avete avuto il coraggio di viaggiare anche solo un istante con noi, ora avrete due differenti opinioni.
Qualcuno penserà quanto avvincente possa essere una vacanza come questa.
Altri, avranno già prenotato il biglietto per una crociera ....
Ai primi dico, fatelo....fatelo con il coraggio di cercare la gioia e la felicità anche nel cuscino dalle mille vite.
Fatelo perché la doccia gelata ha effetti negativi sulla virilità maschile solo temporanei.
Fatelo perché in questo preciso istante Gisella ed io siamo felici così !
Non vorremmo altro, non avremmo necessità di altro.
Fatelo senza cercare la conquista, senza cercare il diverso in giro per il mondo e sopratutto senza guardare gli altri dall'alto come spesso siamo abituati a fare.
Noi domani ripartiremo, cercheremo altre strade dove respirare, altra polvere da masticare, altri visi da osservare e dai quali imparare che per regalare un sorriso, non serve nulla, ma proprio nulla, solo ed esclusivamente la voglia di donarlo.
Meglio ancora se impolverato !


















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