21 ago 2017

Delhi, il ragazzo del risciò.

I fumi grigi di decine di piccole e malconce ciminiere salgono verso un cielo altrettanto grigio e carico di nuvole del mattino appena sorto.
La temperatura è di gran lunga sopra i 35 gradi e l'elevato tasso di umidità rende i nostri corpi appiccicosi come il retro di un francobollo appena leccato.
Si fatica a respirare quest'area intrisa di odori ma è un nuovo giorno qui a Delhi e noi vogliamo viverlo.
Ore 6 del mattino di un 20 Agosto senza colori, apparentemente tetro e triste come il cielo che ci copre.
Direzione sud, circa 200 km da percorrere per raggiungere la città di Agra dove, un atto di amore verso una donna, ha generato uno dei monumenti più belli al mondo, simbolo dell'India....il Taj Mahal.
Ormai appiedati, ovvero senza più le due ruote di Himma a spingerci lontano, troviamo riparo nell'abitacolo di un taxi dove, la temperatura dell'aria condizionata, condensa sui vetri e costringe Gisella ad indossare una maglia per ripararsi dal freddo artico generato artificialmente.
Ormai abbiamo imparato che le distanze in India, non si misurano in km bensì in ore.
Circa 4 ore dopo quindi.....di fronte a noi abbiamo ciò che per mesi, se non da anni, Gisella sogna di vedere.
Una immensa costruzione di marmo bianco il quale, a fatica, si distingue da quel cielo lattiginoso e carico di umido.
Un marmo lavorato interamente a mano, intarsiato prima e successivamente arricchito ed abbellito da pietre preziose.
Un lavoro immane, durato 22 anni, senza sosta, senza che la notte desse tempo ai lavoratori di prendere fiato. 24 ore su 24, 7 giorni su 7, il tutto moltiplicato 22 anni.
Migliaia di operai morti durante i lavori, migliaia di vite che nulla contavano scaraventate via, dimenticate, usate e successivamente carbonizzate per .....un atto d'amore.
L'imperatore mussulmano Shah Jehan, dopo aver sposato due mogli ed aver ottenuto solo due figlie, sposò Muntaz Mahal, una giovanissima donna ( anzi poco più che bambina ) dalla quale ebbe 14 figli.
Questa, divenne la sua prediletta ma a soli 22 anni morì.
L'imperatore, oltre a giurare di non sposarsi nuovamente, promise di far costruire per la sua amata la tomba più sfarzosa al mondo, ed ora, a distanza di secoli, probabilmente la sua promessa è ancora intatta.
Quel luogo, simbolo di amore per l'India e per tutto il popolo, rilascia luce, increspa la pelle attorno agli occhi, restituisce serenità e pace ma sopratutto pare davvero essere l'ombelico del volersi bene nel mondo.
Infatti....il caldo e l'umidità non danno pace, e questo fa si che un atto d'amore venga compiuto da migliaia di uomini che, assecondando il desiderio della propria donna di recarsi in quel luogo, incrociano i loro sguardi sofferenti in attesa che le memorie delle macchine fotografiche si esauriscano.....beati i tempi delle macchine fotografiche NON digitali, beati i tempi dei rullini con un massimo di 36 foto.....
Centinaia di scatti dopo, e dopo litri di sudore emessi, esausti ma soddisfatti, rientriamo nel gelido abitacolo del taxi per ripercorrere a ritroso i circa 200 km e le circa 5 ore.
Perché 5 se all'andata ne sono servite " solo " 4 ?
Perché Delhi, 21 milioni di abitanti, si è svegliata.......e come un mostro dalle mille braccia si avvinghia su di te creando una morsa spettrale e confusa che ti blocca e non ti consente di procedere.
Ecco perché....ed ecco perché rientriamo in hotel solo a sera tarda, esausti e disidratati come se avessimo compiuto il giro dell'intera galassia in moto.
La notte ci rinfranca e, per le ultime ore in questo mondo dai mille volti, abbiamo in programma un tuffo nella vera India.
Non vogliamo vedere ciò che si può vedere, vorremmo, anche solo per qualche istante vivere, respirare, ansimare e toccare la vera India, quella che magari si fatica a raccontare, quella dove difficilmente vedi il turista, quella che talvolta......si vorrebbe persino nascondere.
Però prima, vogliamo capire, vorremo cercare di portare a casa nostra un pò della loro capacità di vivere insieme nonostante le grandi differenze, in particolar modo religiose, delle quali è composta.
Così ci rechiamo d'apprima nella Moschea più grande della città.
Delhi, storicamente è passata di mano in mano a differenti popoli sulla base di chi fosse in grado di conquistarla. Ognuno di essi ha plasmato e trasformato questa città lasciando traccia della propria cultura, religione e modi di fare.
Chi fra tutti ha contribuito maggiormente sono proprio le popolazioni islamiche, ed è da esse che incominciamo.
A differenza di altri luoghi da noi visitati, a Delhi, anche le donne possono entrare nella moschea.
Così, per la prima volta quindi, anche Gisella seppure intabarrata con una tunica pulciosa la quale è stata costretta ad indossare all'ingresso, si immerge nelle atmosfere ambigue e mistiche di una moschea.
La gente prega, tutti come sempre verso la stessa direzione.
Pochi sorrisi ed un clima ( intendo una sensazione ) interiore che, ancor più dopo la strage di Barcellona, mi spinge ad osservare questi luoghi e queste persone con un po di diffidenza e con la morte nel cuore. Generalizzando sbaglio lo so, ma così è.
Ci rechiamo quindi nel luogo di preghiera più intenso per l'India, ovvero dove Ghandi venne cremato.
Un luogo che per la religione Indù ha una valenza enorme, essendo Ghandi venerato come un santo.
Un uomo che con la parola, solo con la parola e l'esempio, fu in grado di cambiare il suo mondo e quello di milioni di persone. Qualcuno poi, evidentemente non in grado di ferire solo con la parola, lo uccise con una pistola.
Resta la terza grande religione presente in India, ovvero i Sikh. 
Facile da riconoscere....
Sono coloro che hanno il turbante !
In realtà, il turbante non è un vezzo, bensì una delle cinque regole della loro religione:
Turbante con capelli mai tagliati in tutta la vita, il pettine sempre con se, un braccialetto, il pugnale sempre cinto alla vita ed infine le mutande sempre indossate...
Potrebbe far sorridere, ma queste sono le regole di una religione proveniente dal Pakistan e fondata nel 1400 D.C.
Si basa su un concetto tanto semplice quanto disarmante " questa religione consiste nel vivere pratico, nel servire l'umanità e nel generare amore fraterno verso tutti" semplice no ???
Proviamo a farlo anche noi, magari un'ora sola nella nostra vita....e magari questo mondo sarebbe migliore..!!!
Ogni giorno ininterrottamente per tutto l'anno, cucine con enormi pentolone fumanti e decine di Sikh volontari, preparano cibo per migliaia di persone.
Poveri insieme ai ricchi, Sikh insieme a Buddisti, Indù e mussulmani. Tutti mangiano allo stesso tavolo ( che poi sarebbe in terra ), tutti si dividono ciò che quel giorno qualcuno ha donato.
Entriamo in quelle cucine e resto affascinato dal desiderio che queste persone hanno nel cercare di fare del bene ad altri. Un qualcosa di contagioso che mi fa riflettere e fa venire voglia di raccontare quanto sarebbe bello avere magari poco, ma tutti un po' di quel poco in egual misura.
Poi.....a dire il vero, qualche altro vantaggio ad essere Sikh ci sarebbe .....
Le regole sono regole, i fondamenti ed i principi della religione sono sacri ed intoccabili...dice il predicatore Sikh !
E così, mentre io devo passare decine di metal detector per accedere a qualsiasi sito ( Hotel, negozi, siti di ogni genere ) loro entrano e passeggiano liberamente con il loro pugnale alla cintola. 
E come se non bastasse, da motociclista so bene quanto importante sia l'uso del casco, ma so anche bene quanto sia scomodo in condizioni di caldo atroce. Ricordate la prima regola dei Sikh ? Il turbante sempre in testa...!!!
Risultato: i Sikh sono esentati dall'utilizzarlo.....
Insomma, l'India è si un luogo dove sono presenti regole ferree, ma le religioni sono più ferree ancora !!
Non è proprio da noi, tantomeno da me, utilizzare le mie forze per comprendere queste sfaccettature di una metropoli, generalmente preferisco lasciarmi trascinare verso luoghi dove il nulla è padrone assoluto, ma in questi giorni senza moto mi trasformo e, forse, cerco di crescere un po' dedicandomi ad argomentazioni che generalmente non tratto.
Così, come secondo atto d'amore.........trascinato da una esplosiva ed incontenibile Gisella, vengo "democraticamente" convinto a seguirla nel mercato delle spezie.
Nel nostro vagabondare abbiamo già visto e visitato decine di Souk, bazar di ogni genere, ma su tutti, quelli che Gisella predilige sono quelli dedicati alle spezie.
La città di Delhi è divisa in due parti:
 New Delhi, una sorta di finta città pulita ed organizzata dove vivono le caste più ricche, i politici e dove le ambasciate fanno finta di andare tutte d'accordo.
E poi c'è Old Delhi, una esplosione atomica di rumori, frastuoni, confusione, traffico e odori ( e non solo di spezie......)
Ovviamente la nostra meta è nella città vecchia, dove è praticamente impossibile arrivarvi in auto tant'è che il taxista ci suggerisce, nonostante ci rimetta dei soldi, di prendere il risciò.
Ve ne sono a migliaia, un groviglio di corpi sudati ed ansimanti i quali posano l'intero loro esiguo peso su quei pedali arrugginiti per spingere quelle biciclette a tre ruote.
Io tergiverso all'idea di farmi trasportare da quel ragazzo.
Ha l'aria triste ma gli occhi sanno di buono.
Non mi piace essere trasportato e sopratutto mi sembra di sfruttare il giovane.
Poi, rifletto o forse Gisella mi fa riflettere. Questo è il suo lavoro ed il mio compenso darà a lui la possibilità di mangiare.
Lo osservo mentre, in piedi sui pedali cerca di mettere tutto il suo peso per generare l'energia sufficiente a far muovere il mezzo mentre, noi, siamo seduti su di esso.
Il traffico di altri mille risciò unito a quello dei, più evoluti, tuk-tuk lo blocca ad ogni metro e sembra non riuscire a muoversi.
Il sudore ha intriso la sua sudicia camicia sino a renderla bagnata come se avesse fatto una doccia.
Nella mano destra tiene stretto, oltre al manubrio del risciò, uno straccio con il quale cerca di tanto in tanto di raccogliere il sudore che copioso gli inonda la fronte cadendo negli occhi.
Ad un tratto si ferma, mi guarda e sorride.
Siamo arrivati al mercato delle spezie. 
Vi aspetto qui mi dice, così da assicurarsi anche un compenso per il ritorno.
La via delle spezie è un susseguirsi di miscele odorose di vario tipo e natura.
Le più forti sono riconoscibili e, talvolta piacevoli. 
Altre, le meno note o quali odori che non associ a delle spezie.......increspano la gola e rendono difficoltoso il semplice gesto involontario del respiro.
Percorriamo quelle vie Gisella ed io, siamo immersi in quell'India che sa di vero, sa di genuino, sa anche di altro......ma preferisco non dirlo ( sia mai che stiate cenando.... )
Rientriamo a fatica verso il risciò, ed il ragazzo del quale non conosco il nome, riparte con il suo ciondolante ed imperterrito movimento lento.
Penso a lui, penso a me.
Penso a quanta differenza ci sia nelle nostre vite.
Io mi lamento del caldo atroce nonostante sia seduto e non stia facendo sforzi.
Lui, avvinghiato ai pedali, soffre in silenzio e trova la forza di sorridermi di tanto in tanto.
Io, sono al termine di una vacanza stupenda e, magari, sto già pensando a quale potrebbe essere la meta del prossimo anno. In altre parole per me il futuro ha una prospettiva di un anno se non di più.
Per il ragazzo del risciò, la sua vita è adesso, il suo futuro la cena di questa sera conquistata con quelle 400 rupie guadagnate trasportandomi. In altre parole, il suo futuro è sopravvivere.....
Sopravvivere in questo mondo che si fa chiamare India ma credo che sarebbe più corretto utilizzare un modo vecchio come Cristoforo Colombo e chiamarla Indie.....tante sono le differenze che incontri nell'attraversarla.
Sopravvivere dicevo credo che sia la prerogativa della maggior parte delle persone che abbiamo incontrato durante questo viaggio.
Un viaggio in moto, cercando di raggiungere luoghi lontani, talvolta difficilmente accessibili come gli altissimi passi ben oltre i 5000 metri.
Un viaggio con mille difficoltà,  ma che messe al confronto con quelle che vivono quotidianamente le persone in questi luoghi mi fanno sentire terribilmente sciocco.
Domani si torna a casa, nel nostro mondo fatto di un futuro il quale non prevede la sera, la notte e forse neppure il giorno dopo. Quel futuro che dà per scontato ci sia la sera, passi la notte e spesso, non vediamo l'ora che il giorno dopo passi velocemente per arrivare prima al weekend successivo.
Ripenserò al ragazzo del risciò, ed avrò più rispetto per ogni istante che il mio futuro mi metterà di fronte.
Rifletterò su quelle pedalate piene di sudore e di fatica e non scorderò quel sorriso, quegli occhi e quella voglia di fare ancora un metro, e poi il ritorno.
Domani torno a casa, domani è futuro !

Viaggio in pillole
Km totali, 3200 - apparentemente pochi.....ma solo apparentemente 
Km su sterrato, 2600 
Moto utilizzata, Royal Enfield Himlayan
Problemi alla moto - un forte e preoccupante rumore alla trasmissione ( detto ciò, ci ha portati ovunque e non si è mai arresa )
Passi oltre i 5000 metri, 6 fra questi, due volte il Khardung La ( passo carrozzabile più alto al mondo )
Passi oltre i 4000 ma inferiori ai 5000, 4
Problemi di salute, nessuno ( tolto un pezzo di pollice abbandonato per strada )

Ringraziamenti:
Al rientro da ogni viaggio ho portato a casa mille ricordi.
Ogni viaggio ricordi diversi.
Ma in ogni viaggio ho trovato qualcuno che mi ha fatto crescere.
Ti ringrazio amico mio. Grazie per quello sguardo aperto, grazie per quel sorriso sincero, grazie per avermi insegnato cos'è il futuro.
Grazie ragazzo del risciò.
Grazie a Gisella per la forza, la caparbietà e la determinazione. 
Mai mollare, mai arrendersi. Si parte per ritornare, si torna per ripartire.

Buonanotte India, buonanotte mondo.

Fine del post, fine del blog, fine del viaggio.
Da domani, si ricomincia a sognare.



























Grazie per averci seguito!!!!!!
Gisella & Gianni


2 commenti:

  1. complimenti per averci fatto sognare
    buon rientro

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  2. Bravi come sempre!Riuscite sempre a farci emozionare con foto e racconti.Ci raccontate il mondo vero, quello dei comuni mortali,quello di tutti noi,al di fuori degli schemi dei viaggi organizzati e streotipati...noi aspettiamo il prossimo!!! Grazie.D&S

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